TIPOLOGIA: Film
TEMA: Disabilità fisica (paralisi cerebrale)
TITOLO: “Il mio piede sinistro”
DURATA: 103 min
REGIA: Jim Sheridan
CAST: Daniel Day-Lewis, Brenda Fricker, Alison Whelan, Cyril Cusack, Fiona Shaw, Ray McAnally, Kirsten Sheridan, Hugh O’Conor, Declan Croghan, Eanna MacLiam, Marie Conmee…
GENERE: Biografico, drammatico
CLASSIFICAZIONE: 🟢 *
TRAMA
Christy Brown è il tredicesimo figlio di una famiglia operaia e ha la paralisi cerebrale: nonostante questo, riesce con il tempo a imparare a utilizzare il piede sinistro per diventare un apprezzato pittore e scrittore…
COMMENTO PERSONALE **
Il film è tratto dall’omonimo libro che racconta la reale vita di Christy Brown, scrittore e pittore irlandese nato con una grave paralisi cerebrale che gli ha permesso di muovere soltanto il piede sinistro.
Ambientato a Dublino nella prima metà del ‘900, il film mostra bene da subito gli iniziali pregiudizi delle persone che gli vivono intorno, compreso quelli della sua famiglia, come il fatto di pensare che alla sua condizione fisica corrisponda per forza un ritardo mentale al punto da definirlo “minorato”: pregiudizi che inizialmente fanno fatica a scemare, tant’è che quando da ragazzino prova a scrivere qualcosa per la prima volta utilizzando il piede e un gesso, non viene creduto. Sarà la sua prima scritta completa “Mamma” a sbloccare la sua situazione, dando vita a episodi di sempre maggiore inclusione, seppur nella semplicità del quotidiano (un calcio di rigore battuto insieme ai propri amici, la partecipazione al gioco della bottiglia, il furto del carbone grazie a una sua idea o la sua prima mostra come “pittore e basta” e non “pittore disabile” sono solo alcuni tra i primi esempi che vengono mostrati).
I temi affrontati sono molti e rispecchiano fedelmente le difficoltà di quel tempo per una persona con disabilità, soprattutto in famiglia, nella società, nei primi amori, nella relazione con la Fede, nel poter ricevere terapie e ausili, e altro ancora (una menzione particolare per il rapporto speciale, commovente, tra Christy e la madre, che lo aiuterà per gran parte della sua vita fino a vederlo imboccare felicemente la sua libertà). A tutto questo, si aggiunge poi una situazione di miseria economica che di certo non aiuta la qualità della vita, almeno finché l’uomo non si afferma definitivamente come artista e inizia a costruire il suo futuro.
Il film, purtroppo, sarebbe stato perfetto se fosse stato interpretato da una persona realmente disabile: sebbene alcuni membri della comunità disabile sono certo abbiano da ridire circa l’”appropriazione culturale” che è sempre teoricamente sbagliata (opinione legittima e comunque valida), io trovo invece apprezzabile il fatto che Daniel Day-Lewis abbia voluto imparare a scrivere davvero con il suo piede sinistro per recitare questa parte (scelta che gli varrà il suo primo Oscar come miglior attore protagonista).
Considerato tutto questo, abbiamo a che fare con un film inquieto, agitato come la vita di Brown che però, nonostante le difficoltà, riesce a realizzarsi. Nessun “inspiration porn” gratuito in questo caso ma soltanto la reale biografia di un uomo che ha saputo costruirsi il proprio posto nel mondo attraverso la propria determinazione e profondità umana. L’ironia che ogni tanto appare, per quanto dimostri un’apertura mentale niente male per l’epoca, mantiene comunque un’atmosfera malinconica di fondo. Ma insomma, se consideriamo che “Il mio piede sinistro” è stato girato a fine anni ‘80, direi che il risultato è davvero positivo.
- PRO: Una storia vera che sa mostrare molto bene, emozionando, pregiudizi e difficoltà che una persona con disabilità si trovava ad affrontare a metà del ‘900.
- CONTRO: Sarebbe stato perfetto avere un attore con disabilità nel ruolo del protagonista, ma essendo un film di fine anni ‘80 non possiamo pretendere troppo.
* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.
** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.