TIPOLOGIA: Film
TEMA: Disabilità fisica (patologia neuromotoria)
TITOLO: “Le chiavi di casa”
DURATA: 105 min
REGIA: Gianni Amelio
CAST: Kim Rossi Stuart, Andrea Rossi, Charlotte Rampling, Alla Faerovich, Pierfrancesco Favino, Manuel Katzy, Michael Weiss, Thorsten Schwarz, Dirk Zippa, Barbara Koster-Chari, Anita Bardeleben…
GENERE: Drammatico
CLASSIFICAZIONE: 🟡 *
TRAMA
Gianni è un giovane padre che ha abbandonato il figlio Paolo, con disabilità, subito dopo la sua nascita. Il bambino infatti è nato con una patologia neuromotoria, mentre la giovane compagna di Gianni è morta di parto.
Quindici anni dopo l’uomo decide di fare la conoscenza del figlio per portarlo in una clinica di Berlino e sottoporlo ad alcune terapie. Qui, sarà grazie a Nicole, madre di una ragazza con una patologia neuromotoria, che Gianni e Paolo impareranno a conoscersi a fondo e a confrontarsi…
COMMENTO PERSONALE **
La cosa che più mi è piaciuta di questo film, è come Paolo alla fine si sia dimostrato più maturo di suo padre, nonostante non nasconda la tenerezza dei suoi anni che, soprattutto sul finale, si sprigiona in tutta la sua spontaneità. A colpire è la sua decisione che non ci saremmo forse aspettati, molto più intelligente del previsto, seguita da un abbraccio che ha il sapore della consolazione reciproca ma anche della resa contro la vita.
Nonostante questo, mi dispiace ma “Le chiavi di casa” non è riuscito a convincermi abbastanza da meritarsi il massimo dei voti. Certo, non ci sono errori particolari se non una rappresentazione un po’ troppo medicalizzata della disabilità (ma d’altronde stiamo parlando di un film di quasi vent’anni, per giunta ambientato in larga parte in una clinica!), ma l’ho trovato comunque lento e pesante nella maggior parte dei punti, tanto da distrarmi più di una volta: sicuramente la malinconia del sottofondo è voluta, soprattutto per marcare il contrasto tra Gianni e Paolo, un rapporto inizialmente tra due estranei ma che lentamente va poi ricostruendosi, pur nelle rispettive fragilità e disillusioni conclusive… Ma non è comunque funzionale all’intrattenimento e la sensazione finale è quella di vedere un “cortometraggio lungo”, con parti vuote stirate per necessità.
Nel complesso “Le chiavi di casa” può risultare interessante se lo si prende come un viaggio introspettivo tra i due protagonisti principali, per seguire la loro evoluzione nel corso della storia, tra incontri e scontri esistenziali. Rimane comunque un lavoro che non ha troppo a che vedere con l’inclusione in senso generale, se è questo ciò che interessa.
- PRO: Bravo Andrea Rossi pur non essendo un attore professionista, e tenero il finale.
- CONTRO: Lento e un po’ troppo vuoto, non abbastanza incisivo.
* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.
** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.