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TIPOLOGIA: Film

TEMA: Disabilità fisica (poliomielite)

TITOLO: “The sessions – Gli incontri”

DURATA: 98 min

REGIA: Ben Lewin

CAST: John Hawkes, Helen Hunt, William H. Macy, Moon Bloodgood, Annika Marks, Adam Arkin, Rhea Perlman, W. Earl Brown, Robin Weigert, Blake Lindsley… 

GENERE: Documentario

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Siamo nel 1988 e Mark O’Brien, poeta e giornalista, passa gran parte della sua giornata all’interno di un polmone d’acciaio a causa della poliomielite che lo ha reso tetraplegico già da bambino.

A 38 anni, temendo di essere vicino alla morte, Mark decide di fare un’esperienza mai provata prima: avere un rapporto sessuale, e per questo, dopo aver consultato il suo sacerdote, si mette in contatto con Cheryl, una professionista del sesso…

COMMENTO PERSONALE **

“The sessions”, in origine “The surrogate”, parla della vera storia del poeta Mark O’Brien e si basa sul suo articolo “On Seeing a Sex Surrogate”. Il protagonista è magistralmente interpretato da John Hawkes, ottenendo per questo, tra le altre cose, una candidatura ai Golden Globe come “Miglior attore in un film drammatico”, nonché il riconoscimento di “Miglior attore protagonista” all’Independent Spirit Awards.

La disabilità, in questo caso una tetraplegia che rende tutti i muscoli del corpo ipotonici compresi quelli legati alla respirazione, viene rappresentata al meglio, anche se tutto o quasi ruota intorno a stereotipi e difficoltà legate alla sfera intima e sessuale: Mark, infatti, perseguendo il suo obiettivo di perdere la verginità, si scontra spesso con i pregiudizi riguardanti questa tematica, talvolta riuscendo a scardinarli (penso al suo rapporto di confidenza e amicizia con il parroco) talvolta subendoli (penso – SPOILER – al rifiuto ricevuto dalla prima assistente di cui si innamora, che solo alla fine gli concederà un “ti amo” e un bacio, anche se su un piano diverso rispetto al sentimento che prova Mark stesso).

La difficoltà nell’avere relazioni, e quindi di vivere esperienze sessuali, per una persona con disabilità, emerge forte e chiara, amplificata dal fatto che il film è ambientato nella fine degli anni ‘80, perciò quando si aveva una cultura dell’inclusione decisamente più chiusa rispetto all’odierna. “The sessions”, però, riesce a presentare comunque in maniera attuale la figura dell’assistente sessuale, tutt’oggi dibattuta in Italia affinché possa essere legalmente riconosciuta come “operatore e operatrice all’emotività, all’affettività e alla sessualità”.

Trovo dunque questo un film non solo ben fatto, ma anche prezioso da un punto di vista culturale, per fare sensibilizzazione nonostante, quella proposta in Italia, sia una figura leggermente diversa rispetto a quella raccontata (ad esempio, nell’attuale disegno di legge non è prevista la possibilità di avere un rapporto sessuale completo con chi opera, ma si parla soltanto di una scoperta terapeutica del corpo, per imparare a gestirlo insieme alle proprie pulsioni, per chi ha una grave disabilità fisica o mentale).

Al di là dell’aspetto informativo, è fondamentale ricordare come quello alla sessualità sia un diritto di tutte e di tutti, per questo lavori come “The sessions” possono aiutare, abituando lo spettatore, a normalizzare anche questo di aspetti, affinché domani sia scontato pensare che una persona con disabilità possa dare e ricevere piacere, che si trovi in una relazione romantica o meno, nonché un suo diritto riguardante il benessere psicofisico.

  • PRO: Importante funzione di sensibilizzazione riguardo al diritto alla sessualità per le persone con disabilità, mostrando nel concreto il ruolo dell’assistente sessuale per disabili.
  • CONTRO: Il fatto che venga mostrato un ruolo che, in realtà, differisce un poco nei compiti rispetto alla figura proposta in Italia con l’attuale disegno di legge, potrebbe essere fuorviante e creare confusione.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.