TIPOLOGIA: Film
TEMA: Disabilità intellettiva (sindrome di Down)
TITOLO: “Dafne”
DURATA: 94 min
REGIA: Federico Bondi
CAST: Carolina Raspanti, Antonio Piovanelli, Stefania Casini, Betty Pedrazzi…
GENERE: Drammatico
CLASSIFICAZIONE: 🟡 *
TRAMA
Dafne ha trentacinque anni e la sindrome di Down, vive a Pisa con i suoi genitori Luigi e Maria e ama il suo lavoro. L’improvvisa scomparsa di sua madre, però, getterà la famiglia nel baratro, così Dafne dovrà lottare ulteriormente per affermare la propria autonomia e dimostrare che anche le persone con disabilità possono avere una vita piena e soddisfacente.
COMMENTO PERSONALE **
Un film un po’ “così”… Di quelle produzioni che sembrano voler essere impegnate ma che poi, alla fine, danno quasi l’idea di aver avuto un basso budget a disposizione.
Purtroppo i paragoni sono inevitabili anche da parte di chi, come me, è abituato a vedere le “persone” e non le “categorie” o le “etichette”, e dunque la stessa Carolina Raspanti appare lontana da altri colleghi come, ad esempio, Lorenzo Sisto che interpreta benissimo Giovanni nel film “Mio fratello rincorre i dinosauri” che ho recensito (salvo alcune scene ben riuscite, come quella – SPOILER, salta al paragrafo successivo se non vuoi leggerlo – in cui Dafne piange, in ospedale, per la morte della madre, oppure la carrellata di momenti con in sottofondo la canzone “È da qui” di Nek).
Il risultato è dunque un film lento e molto vuoto, a tratti silenzioso, che procede per inerzia durante tutta l’ora e mezza, con dialoghi poco curati e un po’ banali, talvolta forzati e artefatti, soprattutto quelli della protagonista che pare dire cose che si vuole che dica e non che direbbe davvero. Onestamente, non so nemmeno definire cosa mi abbia “lasciato”, a parte un tentativo di rappresentare le difficoltà quotidiane di una persona con disabilità di tipo intellettivo, ma nemmeno così tante, e di combattere timidamente qualche stereotipo (cito: “pensavo che avessero tutti la lingua di fuori questi ragazzi”, riferito a chi ha la sindrome di Down, oltre a un leggero conflitto con il padre (dovuto probabilmente anche alla frustrazione di aver perso la madre e di esser rimasti da soli).
Non do il bollino rosso perché, di fatto, non ci sono errori particolari dal punto di vista dell’inclusione, né comunicativi né culturali. Però, a parer mio, la storia non riesce a entusiasmare, e “Dafne” non decolla abbastanza come avrebbe potuto (e dovuto). Peccato.
- PRO: Fa sempre bene veder recitare persone con disabilità, a prescindere dal risultato complessivo del film.
- CONTRO: Profonda lentezza, senso di vuoto, dialoghi troppo forzati e artefatti.
* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.
** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.