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TIPOLOGIA: Documentario

TEMA: Disabilità fisica e intellettiva

TITOLO: “Crip Camp: disabilità rivoluzionarie”

DURATA: 102 min

REGIA: Nicole Newnham, Jim LeBrecht

CAST: Judith Heumann, James LeBrecht, Denise Sherer Jacobson, Al Levy, Geraldo Rivera, Larry Allison, Nanci D’Angelo, Richie Havens, Ed Bradley, John Chancellor, Ann Cupolo Freeman, Lionel Je’Woodyard…

GENERE: Documentario

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

“Crip Camp” è il documentario racconta la storia di “Camp Jened”, che nel 1971 ha ospitato per le vacanze James LeBrecht, una persona nata con spina bifida, e altri ragazzi con disabilità che si sono trovati a fare proprio in quel campeggio la loro prima vacanza da soli, lontani dalle proprie famiglie, grazie al supporto di alcuni assistenti.

Alcune persone con una telecamera hanno così intervistato gli ospiti di “Camp Jened” durante la loro permanenza, interrogandoli su varie tematiche legate all’inclusione nella società di allora, e al loro diritto alla privacy e all’amore.

Questa esperienza ha cambiato radicalmente i partecipanti da far maturare in loro una maggiore consapevolezza riguardo la propria condizione, al punto da spingerli a fare attivismo all’interno del “movimento dei diritti dei disabili” una volta tornati alla loro quotidianità, conquistando così le prime fondamentali tutele sociali e civili.

COMMENTO PERSONALE **

Il documentario più bello e potente che abbia visto sulla disabilità, proprio perché rappresenta il punto di partenza, una parte dell’origine di quella consapevolezza che ha permesso battaglie e rivoluzioni fatte di sconfitte ma anche tantissime conquiste, quelle che poi hanno portato a una sempre maggiore civilizzazione della società, includendo piano piano le persone con disabilità iniziando a “vederle” e a percepirle come individui, e per questo con diritti da tutelare e supportare.

L’idea di LeBrecht è stata in un certo senso innovativa: ha fatto aprire le porte del campeggio a “chiunque” attraverso le riprese della vita quotidiana là dentro, permettendo così agli spettatori non solo di osservare una realtà che a quei tempi veniva confinata e isolata, ma anche di assumere il punto di vista degli ospiti: una prospettiva assolutamente al pari, con gli stessi sogni, le stesse ambizioni e in gran parte le medesime capacità ma anche necessità di coloro che vengono definiti “normodotati”.

In “Crip Camp” c’è tutto: la superficialità della politica di quei tempi, l’indifferenza della società, il desiderio che diventa prima determinazione e dopo fuoco vitale nelle persone con disabilità, ormai attiviste di un movimento importantissimo. Fondamentale quindi guardarlo, soprattutto per capire anche da dove provengano alcune tutele che oggi diamo per scontate, ma che invece sono costate la fatica di tante persone con lo stesso sogno di cinquant’anni dopo: costruire una società per tutte e per tutti.

  • PRO: Una storia vera, raccontata benissimo, con alla base un obiettivo decisamente importante: mostrare come venivano percepite e trattate le persone con disabilità prima degli anni ’70 e come, a partire dall’esperienza di “Camp Jened”, si siano ottenute conquiste fondamentali per l’inclusione, il tutto grazie al fondamentale attivismo di ognuno, a prescindere dalle proprie possibilità.
  • CONTRO: Nessuno, se non il dolore nel realizzare che molti dei partecipanti al documentario, purtroppo, oggi non sono più in vita.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.