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TIPOLOGIA: Film

TEMA: Autismo (sindrome di Asperger)

TITOLO: “Adam”

DURATA: 99 min

REGIA: Max Mayer

CAST: Hugh Dancy, Rose Byrne, Peter Gallagher, Amy Irving, Frankie Faison, Mark Linn-Baker, Haviland Morris, Adam LeFevre, Mike Hodge, Peter O’Hara…

GENERE: Commedia, drammatico, sentimentale

CLASSIFICAZIONE: 🟢 *

TRAMA

Adam ha la sindrome di Asperger e vive in un appartamento a New York da solo, dopo la morte del padre. È appassionato di astronomia e lavora come ingegnere dedito allo sviluppo dell’elettronica di una fabbrica di giocattoli.

Adam non ha rapporti sociali con nessuno tranne che con Harlan, vecchio amico del padre, finché un giorno Beth, un’affascinante insegnante, si trasferisce nell’appartamento accanto al suo e i due iniziano a parlare e a conoscersi, instaurando un legame che si rivelerà non semplice a causa delle difficoltà sociali e razionali legate alla sindrome di lui…

COMMENTO PERSONALE **

“Adam” è una storia romantica piuttosto semplice ma abbastanza coinvolgente, con un finale in grado di emozionare e, in fin dei conti, lo fa al di là del fatto che il protagonista sia nello spettro dell’autismo.

Certo, Adam ha un “alto funzionamento” e questo ha reso sicuramente la narrazione molto più semplice, ma tutto sommato si può dire che la sceneggiatura sia credibile: ho apprezzato molto, ad esempio, la scelta di non rendere il protagonista il classico genio plus-dotato che troviamo in altre pellicole (come il personaggio John Nash in “A beautiful mind”, che ho recensito) quando si tratta di situazioni simili, ma solo di caratterizzarlo con qualche stereotipia e passione marcata (al limite dell’ossessivo) come quella verso l’astronomia o il teatro (al pari, ad esempio, di altri personaggi come Sam Gardner nella serie “Atypical”, anch’essa recensita, al quale peraltro somiglia molto in alcuni atteggiamenti).

Purtroppo il film “Adam” non è esente da alcuni errori, possiamo infatti trovare leggere caratteristiche stereotipate (SPOILER, salta al paragrafo successivo se non vuoi leggerli) come il forte disagio sociale (ad esempio quello immediato provato al primo invito a uscire di Beth, con conseguente impossibilità ad aprire la porta di casa una volta arrivato il momento dell’appuntamento), così come la grande loquacità dimostrata intorno ad argomenti specifici. Queste caratteristiche un po’ troppo standardizzate sono però bilanciate da alcune eccezioni, come il fatto che Adam riesca ad abborracciare Beth e addirittura a dirle “Ti amo”, mostrandole dei sentimenti quando lui stesso si era presentato come poco empatico. Inoltre, sempre Adam a un certo punto pare quasi ribellarsi a un’idea sociale precostituita sull’autismo, sostenendo “io non sono Forrest Gump” quando gli viene offerta una scatola di cioccolatini: momento a parer mio significativo sul fronte inclusione, che sebbene riguardi una battuta ci ricorda come le persone siano tutte diverse tra loro, anche quelle con disabilità o neurodivergenze.

Questo equilibrio ha fatto sì che non abbia trovato elementi particolarmente “dannosi” in questo lavoro, a parte la definizione “ne è affetto” riferito alla sindrome di Asperger, errata visto che l’autismo non è una malattia e non deve essere spacciato per tale, se non vogliamo alimentare un grosso danno culturale. Per questo motivo promuovo “Adam” e sottolineo come, una certa leggerezza romantica, sia sempre utile per veicolare temi importanti al grade pubblico, se sa farlo nel modo giusto.

  • PRO: Sufficiente bilanciamento contro qualche stereotipo riguardante l’autismo, protagonista finalmente non troppo plus-dotato e finale non scontato. Menzione speciale alle musiche, davvero belle per i miei gusti!
  • CONTRO: Ancora qualche stereotipo sull’autismo di troppo, ma nulla di eccessivo.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.