Ultimo aggiornamento 30 aprile 2023 ore 14:30
🔴 PUNTATA 9 (Ancora un sacco di errori sull’Umbria):
Sul sito “Italia.it”, nella sezione dedicata al trekking umbro, troviamo:
«Nelle giornate dal cielo limpido riuscirete a scorgerlo, farà capolino sopra i tetti perugini: è il Cassero di Porta Sant’Angelo, la più grande delle porte medievali urbane, una delle ultime torri difensive rimaste integre in città, oltre che un altro punto di osservazione privilegiato sui tramonti umbri.»
Peccato che la foto per promuovere il Cassero mostri Spello, in particolare Porta di Venere. Ma non finisce qui…
Nella sezione «La meraviglia di Assisi avvistata dalla terrazza del Mercato Coperto», la visuale non è quella dal Mercato bensì da viale Indipendenza (più che Assisi, si vedono infatti un pezzo di centro storico e Madonna Alta). Stessa cosa per quanto riguarda la vista dai Giardini Carducci.
C’è poi la voce «luoghi insoliti di Perugia» in cui si parla anche della Calamita cosmica di Foligno, della biblioteca Augusta e della grotta del Monte Cucco: la foto, però, sembra quella scattata da un escursionista nella zona del Monte Roma, nelle Marche, e caricata anni fa sul sito “zuzzurellandotramarcheeumbria” per raccontare l’escursione verso la Madonna del Grottone. Gubbio, invece, sarebbe secondo il sito del Ministero costruita sulle pendici del monte «Igino».
Nella parte «Cosa vedere a Perugia in due giorni» si parla poi di un’inesistente piazza Indipendenza, mentre la Fontana Maggiore sarebbe collocata in piazza «VI Novembre» (in altre sezioni è scritto in modo corretto).
Infine, passando all’arte, la Città della domenica, che da pochi giorni ha festeggiato 60 anni, ne avrebbe invece «oltre 70». La Galleria nazionale dell’Umbria (mostrata con foto del vecchio allestimento), invece, conserverebbe tesori «del Mantegna, del Pinturicchio, del Beato Angelico e di molti altri artisti di storico rilievo», peccato che del Mantegna non vi sia traccia, mentre il povero Perugino (al quale è dedicata la mostra dell’anno) non viene nemmeno citato.
Potrei andare ancora avanti e citare gli sfondoni sul cibo ma eviterò, perché va bene fare corretta informazione, ma il sadismo non mi piace.
(Fonte: “Umbria24”)
🔴 PUNTATA 8 (Il comunicato stampa dell’Agenzia Armando Testa):
A tirarsi la zappa sui piedi stavolta è l’Agenzia Armando Testa in persona, ovvero l’ideatrice della campagna che, con un comunicato piuttosto sobrio e modesto, per nulla egocentrico e presuntuoso, ci tiene a farci sapere che, oltre ad essere i numeri uno forever and ever (un po’ di inglese giusto per far arrabbiare Rampelli), le foto e i video dei quali LORO hanno permesso la diffusione erano solo un esempio (materiale di repertorio), cioè una prova soltanto “presentata” e non ufficiale.
Ma siccome questa storiella da Fantabosco non è abbastanza per confermare la “meraviglia” di questa campagna, vorrei sottolineare anche questo passaggio:
«Ma i 9 milioni di euro dell’investimento previsto da Enit sono destinati alla pianificazione media in tutti i principali mercati: Europa, Paesi del Golfo, USA, Centro e Sud America, Cina, India, Sud Est Asiatico e Australia.»
Insomma, sono stati acquistati spazi pubblicitari in tutti i Paesi del globo terraqueo… Tranne che in Africa. Perché forse, in fin dei conti, per il Governo loro c’hanno altri problemi: che gliene importa di fare i turisti in giro per l’Italia? È già tanto se ci arrivano, coi barconi, qua da noi.
🔴 PUNTATA 7 (I follower del profilo Instagram ufficiale “Venereitalia23” sono in buona parte fake):
Il profilo Instagram @Venereitalia23, ovvero quello ufficiale della campagna (collegato al sito www.Italia.it), è seguito da tantissimi account fasulli.
Facciamo insieme questi passaggi:
– Apriamo la lista dei follower di @Venereitalia23;
– Scorriamo un po’ verso il basso per superare i primi follower che ci vengono mostrati, che di solito sono persone connesse con noi o con la cerchia dei nostri follower;
– Apriamo dunque un po’ di profili dei follower di @Venereitalia23, e scopriremo che hanno tutti le stesse caratteristiche:
1) sono stati creati di recente;
2) non hanno molte foto, o se ne hanno sono state caricate nell’arco di pochissimi giorni (se non lo stesso giorno);
3) alle loro foto, se ci sono, troviamo commenti fasulli (tutti uguali, standard, di circostanza che non creano interazioni vere);
4) questi profili seguono tantissime persone, ma hanno pochi follower (a volte addirittura zero);
5) hanno a loro volta dei follower che rispondono ai punti precedenti.
Cosa significa questo? Che sono tutti profili fake, e i profili fake non piovono dal cielo (o almeno non in una quantità così importante) ma vengono acquistati attraverso servizi appositi (accessibili a chiunque) per “gonfiare” il numero dei follower di un certo account.
Quindi: sì, molto probabilmente hanno speso dei soldi (pubblici) anche per far apparire il profilo Instagram ufficiale della campagna più seguito di quanto effettivamente sia, con centinaia, se non MIGLIAIA, di account fasulli.
Peraltro, oltre ad essere una mossa ridicola, è anche poco professionale, perché se un account ha molti follower fake viene penalizzato tantissimo dall’algoritmo di Instagram che, riconoscendolo, limiterà non poco la visibilità a quell’account, praticamente quasi oscurandolo!
Sia chiaro: è anche possibile che qualcuno abbia acquistato i follower fake per danneggiare sia il profilo Instagram della campagna che la sua immagine in generale, ma resta comunque grave che un social media manager non sia corso subito ai riparti, ad esempio rendendo temporaneamente privata la privacy del profilo ed eliminando gli account fake dalla lista dei follower (cosa che è possibile fare sia manualmente che attraverso degli strumenti appositi, anche se questo potrebbe un po’ penalizzare il rendimento del profilo visto che Instagram non vede di buon occhio l’eliminazione di massa dei follower, così come altre azioni automatizzate).
🔴 PUNTATA 6 (La traduzione del sito www.Italia.it è tragicomica):
Sempre Selvaggia Lucarelli, con un articolo per “Il Fatto Quotidiano”, fa notare un altro dettaglio tragicomico: il sito ufficiale della campagna del Ministero (www.italia.it), oltre a non avere disponibile la lingua francese, cinese e giapponese (mancanza inconcepibile in ottica turismo), è stato tradotto dalla società Almawave che si definisce “leader nell’intelligenza artificiale, per fornire un servizio di traduzione automatizzata di notizie e informazioni pubblicate sul portale del Ministero del Turismo con servizi professionali per garantirne la massima qualità”.
Peccato che alcune traduzioni, soprattutto quelle verso il tedesco, siano assurde: la città di Brindisi diventa “Toast” (brindisi con il vino), Fermo diventa “Stillstand” (fermo in quanto arrestato), Prato diventa il letterale “Rasen” così come Camerino è tradotto “Garderobe”, e poi Cento diventa “Hundert” (centinaio) mentre Scalea è “Treppe” (scala), e così via.
Tornando seri dopo qualche amara risata, il tutto fa ancora più arrabbiare se consideriamo che, come ricorda giustamente Selvaggia Lucarelli, il sito e i suoi contenuti fanno parte del progetto per il “Tourism Digital Hub”, finanziato dal PNRR per 114 milioni di euro.
Dopo qualche ora dalla diffusione di questa notizia, la lingua tedesca è magicamente scomparsa dal portale. Nel frattempo AITI (Associazione Italiana Traduzione e Interpreti), nella persona della sua Presidente nazionale, ha diffuso un comunicato per rendere nota la posizione dell’Associazione in merito alla campagna “Italia. Open to Meraviglia” sottolineando i rischi di una comunicazione affidata a strumenti automatici senza l’intervento di professionisti delle lingue, auspicando infine che il Ministero del Turismo adotti tutte le misure più opportune per migliorare le versioni linguistiche di un sito che vuole essere il nostro biglietto da visita nel mondo (qui il testo integrale del comunicato).
🔴 PUNTATA 5 (Hanno caricato sul sito del Ministero foto a bassissima risoluzione scaricate da Whatsapp senza nemmeno rinominarle):
Se andiamo sul sito del Ministero del Turismo e “ispezioniamo” le immagini caricate, vedremo che sono immagini compresse ricevute attraverso Whatsapp!
Questo cosa ci dice? Cercherò di spiegarmi in modo chiaro anche per i non addetti ai lavori.
Quando inviamo un’immagine con Whatsapp la sua qualità si riduce drasticamente, perciò un grafico professionista non dovrebbe mai usare questo come canale serio di scambio immagini (se abbiamo bisogno di immagini più leggere ci sono un sacco di programmi come Photoshop che possono ridurne la pesantezza limitando la riduzione della qualità). Questo però, evidentemente, è avvenuto comunque tra la parte grafica e chi gestisce il sito del Ministero, il quale dopo aver ricevuto le foto non solo le ha scaricate e caricate sul sito, ma non si è nemmeno degnato di rinominarle, lasciando il nome che Whatsapp dà in automatico al file (come potete vedere dallo screenshot della finestra ispezione, con tanto di data e ora).
Quest’ultima non è una dimenticanza da poco, perché oltre a sottolineare la sbadataggine di chi si occupa del sito (sia per aver caricato foto ricevute da Whatsapp sia per non averle nemmeno rinominate) indica anche una grande incapacità, visto che non inserire un nome adeguato al file delle immagini (ad esempio “Open to meraviglia Venere Influencer campagna Ministero Turismo”) non aiuta i motori di ricerca a far trovare più facilmente il sito (in gergo “SEO” – Search Engine Optimization).
(Screenshot sotto di Luigi Teschio)
🔴 PUNTATA 4 (Alcune aziende come “Gemma di mare” prendono le distanze dalla campagna):
Mi segnalano questo packaging del sale “Gemma di mare MERAVIGLIE D’ITALIA”, con tanto di Venere di Botticelli come rappresentante.
La stessa azienda mi ha contattato dopo averne parlato, scrivendomi direttamente:
“Gentile Iacopo, il pack in questione era collegato a una nostra vecchia campagna “Meraviglie d’Italia” ideata nel 2020 per promuovere le bellezze italiane in correlazione alla ripartenza post pandemia. Aveva lo scopo di celebrare le bellezze italiane con l’idea di promuovere l’incoming turistico come simbolo della ripartenza. La nostra campagna, già terminata, è stata legata solo al momento storico che stavamo vivendo e l’edizione dei pack è già stata ritirata dagli scaffali dei supermercati (essendo una limited edition). Saluti Gemma di mare”.
(Grazie a Samuel Clara per la foto sotto)
🔴 PUNTATA 3 (Oltre a copiare altri brand, è stato realizzato il video promozionale acquistando un video sempre da un’agenzia di contenuti stock, ambientato non Italia e ideato da un regista non italiano):
Dopo le foto della campagna acquistate da un sito di vendita immagini stock, anche un video promozionale si è scoperto (da un articolo de Il Fatto Quotidiano scritto da Selvaggia Lucarelli) essere stato anch’esso acquistato da una piattaforma straniera che cede video e immagini in cambio di un semplice abbonamento per 600 euro l’anno. Peraltro, il video in questione non è stato girato nemmeno in Italia, bensì in Slovenia, ed è stato ideato dal regista olandese Hans Peter Scheep.
Inoltre, la stessa idea di “Venere Influencer” non è certo originale. In queste ore sono spuntate un sacco di altre campagne, pubblicità e prodotti simili: tra questi troviamo anche il libro di Lucrezia Ercoli su Chiara Ferragni, uscito addirittura nel 2020.
Ripeto (ancora): nove milioni di euro pubblici dati a una nota agenzia pubblicitaria per realizzare una campagna scopiazzata che dovrebbe parlare di Italia e che, invece, viene ambientata altrove sfruttando il lavoro di registi stranieri.
🔴 PUNTATA 2 (Hanno usato foto “stock” acquistate da servizi appositi per pochi euro):
Alcune foto della campagna del Ministero del Turismo “Open to meraviglia” sono state banalmente prese da un noto sito internet che vende immagini (spero, almeno, acquistandone la licenza idonea per l’utilizzo per fini commerciali), per poche decine di euro, e modificate poi successivamente con qualche colpo piuttosto banale di Photoshop (addirittura, alcune, sono state semplicemente specchiate, come potete vedere qui sotto).
È proprio il caso di dirlo: “mio cugino” con cento euro le faceva uguali. E forse, avendo davvero io un cugino grafico, pure meglio.
🔴 PUNTATA 1 (Si sono fatti fregare il dominio):
Daniela Santanchè, Ministra del turismo, spende ben nove milioni di euro (che sono tanti così: 9.000.000) per la nuova campagna “OPEN TO MERAVIGLIA”.
Ora, lasciamo perdere l’uso dell’inglese che sennò a Rampelli prende un coccolone, come si dice qui in Toscana. E lasciamo pure stare (anche se difficile) il fatto che una simile schifezza comunicativa, piena di stereotipi associati alla bellezza pura della Venere, non faccia proprio benissimo all’immagine del nostro Paese…
Ma queste volpi del marketing si sono pure dimenticate di acquistare il dominio internet (che, teoricamente, dovrebbe essere la prima cosa da fare prima di dare annunci pubblici di qualsiasi tipo). Risultato? Una web agency più sveglia di loro ha acquistato il dominio “opentomeraviglia” vincendo sul tempo, per poi re-indirizzarlo al loro sito internet aziendale.