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TIPOLOGIA: Film

TEMA: Disabilità fisica (tetraplegia)

TITOLO: “Quasi amici”

DURATA: 112 min

REGIA: Olivier Nakache e Éric Toledano

CAST: François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Clotilde Mollet, Alba Gaïa Bellugi, Cyril Mendy, Christian Ameri, Grégoire Oestermann, Marie-Laure Descoreaux…

GENERE: Drammatico, commeria

CLASSIFICAZIONE: 🟡 *

TRAMA

“Quasi amici” racconta la storia di Philippe Pozzo di Borgo, un ricco signore con tetraplegia in carrozzina, e della sua ricerca di un assistente domiciliare: la sua attenzione cade su Driss Bassari, ex galeotto nero vestito decisamente poco elegante rispetto agli altri candidati, e dai modi di fare rozzi. Lo scopo di Driss, in realtà, non è quello di farsi veramente assumere, ma di presenziare al colloquio per ottenere un attestato di partecipazione in modo da continuare a ricevere i benefici assistenziali per sé e la sua numerosa famiglia. 

Philippe però, sorpreso dalla presentazione del ragazzo, lo assume per un periodo di prova a partire già dal mattino successivo: nei primi giorni Driss non svolge volentieri alcuni dei servizi di assistenza che deve prestare a Philippe, dimostrandosi inoltre spesso sbadato, ma con il tempo, tra i due nasce una bella amicizia fatta di complicità e anche divertimento, che porterà l’uomo con disabilità a tornare a sentirsi finalmente una persona e non un malato, al punto da coltivare anche l’amore con la complicità del suo ormai fidato assistente.

COMMENTO PERSONALE **

Senza girarci troppo intorno, è indubbio che il successo internazionale di “Quasi amici” sia meritato (e poi, confesso, ho un debole per Omar Sy, attore che reputo davvero bravo): gli ingredienti per funzionare ci sono tutti, Philippe Pozzo di Borgo esiste veramente ed è un imprenditore nato in Corsica che vive in Marocco (il suo assistente algerino si chiama Abdel Yasmin Sellou), la sua storia è in grado di emozionare, a tratti commuovere, ma anche divertire e talvolta far riflettere. In quest’ultimo caso (attenzione ai due piccoli spoiler, eventualmente passate al paragrafo successivo), penso a quando Driss gli fa casualmente fumare uno spinello per calmarsi, e in realtà si nota subito come la cannabis riesca a placare la sua notevole sofferenza a livello terapeutico; così come per il tema della sessualità, trattato in modo leggero ma non superficiale, semplicemente con spontaneità (epica la scena in cui Driss chiede a una professionista di massaggiare l’unica parte sensibile di Philipp, l’orecchio).

Purtroppo, però, anche stavolta si è scelto un protagonista in una posizione socialmente agiata, con tutti gli strumenti a disposizione per poter essere indipendente nonostante le difficoltà che la sua disabilità gli comporta. Si può dire dunque che “Quasi amici” è un gran bel film, ma non che parli davvero di disabilità: le difficoltà quotidiane per le persone tetraplegiche come il protagonista (e non solo per loro) riguardano tantissimi aspetti che rendono tutto davvero complicato, figuriamoci se permettono più di un assistente (e già trovarne uno o una, e trovarli adeguati alle proprie esigenze, è un gran bel da fare, vi garantisco).

Insomma, è impossibile non consigliare “Quasi amici” essendo ormai diventato un classico del cinema moderno, l’importante è ricordarsi con un certo distacco che ciò che viene rappresentato, sebbene sia ispirato a una storia vera, non aiuta molto ad alimentare consapevolezza, perché banalizza la realtà decisamente più complessa della maggioranza, per niente privilegiata, come invece Philippe, nonostante tutto, ha la fortuna di continuare a vivere da miliardario ormai in pensione.

  • PRO: Driss utilizza un’ironia e un sarcasmo molto diretto nei confronti di Philippe, così come compie alcuni “errori” dovuti alla sua spontaneità che non tiene conto delle difficoltà dell’uomo, e questo permette non solo di empatizzare maggiormente entrando in sintonia, ma anche di “normalizzare” la situazione di Philippe, per giunta in modo divertente.
  • CONTRO: Magari fosse così semplice trovare un assistente domiciliare, e trovarcisi bene! La narrazione della disabilità appare distante dalla realtà, a causa soprattutto della posizione agiata di Philippe che non lo rende troppo schiavo dei problemi quotidiani che di solito deve affrontare ogni giorno una persona nella sua condizione.

* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.

** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.