TIPOLOGIA: Film
TEMA: Disabilità fisica (osteogenesi imperfetta)
TITOLO: “Cuore di bambola”
DURATA: 81 min
REGIA: Antonio Di Domenico
CAST: Lilith Primavera, Veronica Tulli, Igor Giagnorio, Fiammetta Bruni, Guido Maurizio Doria, Daniele Re…
GENERE: Documentario
CLASSIFICAZIONE: 🟢 *
TRAMA
Veronica Tulli, in arte “Lulu Rimmel”, è una ragazza di trentatré anni con l’osteogenesi imperfetta, detta anche “la sindrome delle ossa fragili”. Ma la sua storia è molto più di una malattia: racconta la vita di un’artista che, impersonificando una bambola dallo stile un po’ dark e un po’ burlesque, porta il suo ukulele e la sua voce meravigliosa sul palcoscenico, dimostrando così che la diversità, molto spesso, può essere una virtù, rendendo il suo corpo un vero e proprio mezzo per esprimersi insieme al suo fidato strumento musicale.
COMMENTO PERSONALE **
Conoscevo Veronica da tempo anche se soltanto virtualmente, e sapevo bene della sua bravura canora. Ecco, questo documentario, però, riesce a portare anche chi la segue o le è vicino ancor più dentro la sua vita, quella di una ragazza come le altre ma speciale, e non per la sua disabilità ma per l’enorme dote espressiva che riesce a dimostrare sopra e fuori dal palco dei locali in cui si esibisce, con un’atmosfera molto originale, un poco trasgressiva come il suo corpo cosparso di tatuaggi (come non citare il grande cuore lucchettato che sfoggia sul petto, in quanto ben protetto) e come quel naso rifatto dalla chirurgia estetica, desiderio al pari di qualunque altra persona che la rende banalmente normale, com’è giusto che sia alla sua età.
“Cuore di bambola” parla di una giovane musicista, studentessa universitaria, innamorata del proprio fidanzato, amica di tutti coloro che lavorano insieme a lei. Parla di disabilità ma, in realtà, la disabilità non la vediamo quasi mai, se non quando viene aiutata a fare le scale e pochissime altre cose, tanto è indipendente e determinata.
No, tranquilli, niente “inspiration porn” motivazionale, e forse è proprio questo il punto di forza di questo documentario, ovvero raccontare un pezzo semplicemente diverso di normalità, con in sottofondo però dell’ottima musica. Per questo, alla domanda “Perché dovrei vedere un documentario sulla vita di qualcuno, se dici che non ha fatto poi niente di speciale? Sai quanti disabili ci sono al mondo come Veronica?”, la risposta sorge spontanea: perché “Cuore di bambola” non mostra limiti né barriere, bensì arte, amore e scorci di libertà, e fa sempre bene non dimenticare tutto questo.
- PRO: Viene mostrata una vita piena, trattando con naturalezza anche temi ritenuti tabù in relazione alla disabilità, come ad esempio l’amore e la sessualità, ma anche l’autodeterminazione sul proprio corpo, parlando di diversità senza mai parlarne davvero, e questa è sempre la modalità di racconto migliore.
- CONTRO: Forse, un tantino lento e noioso in alcuni punti, poche scene che io avrei tagliato per rendere il ritmo del documentario più incalzante, evitando l’impressione che alcuni momenti siano stati inseriti giusto per fare volume.
* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.
** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.