TIPOLOGIA: Documentario
TEMA: Disabilità fisica
TITOLO: “Vado a scuola”
DURATA: 77 min
REGIA: Pascal Plisson
CAST: Zahira, Jackson, Carlos e Samuel
GENERE: Documentario
CLASSIFICAZIONE: 🟢 *
TRAMA
Il documentario mostra le grandi sfide quotidiane che devono affrontare ogni giorno quattro bambini lungo il percorso per andare a scuola: Zahira (12 anni) in Marocco, Jackson (11 anni) in Kenya, Carlos (11 anni) in Patagonia e Samuel (13 anni) in India.
COMMENTO PERSONALE **
Due ore, quattro ore, a volte una mattina intera di cammino, tra terreni sconnessi e ripide salite, animali pericolosi da evitare e fiumi sporchi da attraversare. Tutto questo è ciò che devono affrontare i quattro protagonisti di questo documentario per sfamare la loro voglia di sapere, per imparare a scrivere e a leggere, per costruirsi così il futuro che sognano, riscattandosi dalla povertà.
“Vado a scuola” non parla propriamente di disabilità, ma nel rappresentare le quattro difficili vite include la storia di Samuel, tredicenne indiano che sulla sua sedia a rotelle, molto più simile a un rottame scomodo e rugginoso, affronta ogni viaggio insieme ai due fratellini: ed è proprio la loro commovente dedizione nello spingerlo o nel trainarlo, nell’inventare storie fantasiose lungo il tragitto per ingannare il tempo e la fatica, il loro sistemargli i vestiti e compiere altri gesti di cura e amore, ad arrivarci dritto come un pugno alla bocca dello stomaco. Così come il gruppo di compagni di Samuel, che varcato il cortile della scuola gli corrono intorno per prenderlo e portarlo con loro. Le barriere architettoniche, incredibilmente, vengono annullate grazie alla gentilezza di chi si incontra, nonostante il contesto semplice e povero (penso, ad esempio, all’uomo che ripara la ruota della carrozzina senza chiedere niente in cambio), mentre noi, nella nostra società, continuiamo a scorgere episodi di indifferenza e menefreghismo.
Ogni storia è una finestra su un mondo lontano, eppure drammaticamente reale, per questo anche crudo, che sottolinea anche le differenze tra persone in base al genere o alle possibilità economiche: lo stesso Samuel, ad esempio, ritiene di essere fortunato perché chi ha una disabilità, secondo lui, raramente va a scuola nel suo Paese, e invece a lui è permesso nonostante la sua famiglia sia povera, al contrario di una sua ex compagna che lui definisce “dotata e non disabile”, di ricca provenienza, ma che non ha potuto comunque proseguire gli studi per scelta dei genitori.
Straziante poi il finale di “Vado a scuola”, un momento intimo in cui i ragazzini si ritrovano faccia a faccia con la telecamera ed esprimono il loro sogno, chi vogliono essere “da grandi” e cosa vorrebbero realizzare: aiutare la famiglia, le persone malate, gli animali. Una dose di speranza e umanità in grado di lasciarci molto addosso.
- PRO: Un vero schiaffo che fa bene per rimetterci con i piedi per terra e ricordarci quanto siamo fortunati.
- CONTRO: Molto adatto per ragazzi e ragazze, l’unico rischio è che in alcuni punti possa risultare loro un po’ lento e noioso, magari non comprendendo il senso di una certa lentezza.
* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.
** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.