TIPOLOGIA: Film
TEMA: Autismo (sindrome di Asperger)
TITOLO: “Quanto basta”
DURATA: 93 min
REGIA: Francesco Falaschi
CAST: Vinicio Marchioni, Luigi Fedele, Valeria Solarino, Nicola Siri, Mirko Frezza, Stephanie De Jong, Benedetta Porcaroli, Gianfranco Gallo, Alessandro Haber…
GENERE: Commedia
CLASSIFICAZIONE: 🟡 *
TRAMA
Arturo Cavalieri è un talentuoso chef di Roma caduto in disgrazia a causa del suo pessimo carattere. Dopo l’ennesima prova della sua impulsività, rinchiudendo in frigorifero e mandando in ospedale il suo datore di lavoro, finisce in carcere, finché non è deciso l’affidamento in prova al servizio sociale, scontando la fine della pena in un centro per ragazzi nello spettro dell’autismo chiamato “Opera San Donato” come docente di un corso di cucina.
Qui farà la conoscenza della psicologa Anna e di Guido, uno degli allievi con la sindrome di Asperger e con evidenti difficoltà nelle relazioni sociali, ma eccezionalmente dotato di un palato e di un olfatto “assoluti”, oltre che di un talento speciale per la cucina.
Arturo fa una vita dissennata, tra escort e alcolici, ormai si è fatto terra bruciata e vista la sua pessima reputazione nessuno è disposto ad assumerlo in un qualunque ristorante rispettabile: tenta così di aprirne uno suo ma non riesce a trovare capitale, così un suo amico gli presenta un imprenditore di nome Corradi, il quale ha aperto un ristorante, e si fa assumere come chef.
Grazie ad Arturo il locale riesce ad avere abbastanza successo, tanto che Corradi è disposto a raccomandarlo a un suo conoscente per un posto da chef nella sala ristorante di un prestigioso albergo di Milano, a patto che Arturo accetti di fare da prestanome per un’azienda che a breve fonderà. Tutto sembra andare bene, ma qualcosa complica le cose: Guido deve andare in Toscana e partecipare a un contest di cucina Under-25, ma dato che il regolamento impone che ogni concorrente debba essere accompagnato da un mentore, Guido ha segnalato proprio Arturo, che (con molto dissenso) si vede costretto a portare Guido in Toscana, benché a breve dovrà sostenere il colloquio per il lavoro a Milano…
COMMENTO PERSONALE **
“Quanto basta” inizia con un Arturo veramente odioso: forse si è tentato di renderlo politicamente scorretto per amplificare il risultato della sua maturazione nel corso del film, facendolo “migliorare” fino ad arrivare decisamente cambiato nel finale. Il risultato, però, è una profonda antipatia gratuita (almeno da parte mia) che non aiuta granché nell’obiettivo sperato, al contrario di ciò che avviene in altri film con la stessa dinamica, come ad esempio il divertente “Non ci resta che vincere” che ho già recensito.
Per quanto riguarda la figura di Guido, soprattutto all’inizio del film, non l’ho trovata molto convincente: non so se sia “colpa” di un’interpretazione non eccelsa o di un’eccessiva stereotipizzazione (passi il “palato assoluto” sul quale, alla fine, si basa la sceneggiatura, e che potrebbe essere una caratteristica di una persona ad altissimo funzionamento come molte Asperger), trovo però che resti un po’ piatto come personalità (forse, appunto, proprio per ricordare, ed anche questo è uno stereotipo da togliere, l’assenza di empatia ed emotività esplicita che si pensa caratterizzino le persone nello spettro dell’autismo).
Ho apprezzato però che in mezzo alla trama si sia dato spazio al tema del “Dopo di noi” attraverso la paura dei nonni, e la loro preoccupazione nel chiedersi con chi resterà Guido quando loro non ci saranno più: anche per questo ho trovato dolce il fatto che il ragazzo voglia conquistare la propria indipendenza, ad esempio imparando a guidare o sposandosi (a questo proposito, anche il tema dell’amore viene in parte affrontato, peraltro in modo piuttosto realistico, con – SPOILER, salta al paragrafo successivo se non vuoi leggerlo – lui che si invaghisce di una ragazza “neurotipica”, che però lo rifiuta e in questo, la pellicola, per fortuna non fa sconti).
Nel complesso, si tratta di un film leggero senza infamia e senza lode, con un epilogo un pizzico scontato. Tutto sommato non ci sono errori particolari e si lascia guardare: se siete persone appassionate di cucina magari vi entusiasmerete pure, “quanto basta” da non gridare al capolavoro. Personalmente, ritengo però che se si voglia trattare il tema dell’autismo in modo serio (ma anche leggero) e più coinvolgente, ci si debba indirizzare verso altri lavori.
- PRO: Fa sempre bene ricordare l’importanza del tema del “Dopo di noi”.
- CONTRO: Arturo tendenzialmente antipatico e storia un po’ troppo piatta, con qualche stereotipo evitabile.
* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.
** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.