TIPOLOGIA: Serie
TEMA: Disabilità fisica (tetraplegia)
TITOLO: “Sex Education”
DURATA: 24 episodi da 47-64 min
IDEATRICE: Laurie Nunn
CAST: Asa Butterfield, Emma Mackey, Gillian Anderson, Ncuti Gatwa, Connor Swindells, Kedar Williams-Stirling, George Robinson, Alistair Petrie, Mimi Keene, Aimee Lou Wood, Patricia Allison…
GENERE: Dramma adolescenziale, sentimentale, commedia
CLASSIFICAZIONE: 🟢 *
TRAMA
Otis Milburn è un adolescente figlio di Jean, una scrittrice e famosa terapista sessuale: questo lavoro della madre ha sempre condizionato la sua vita, rendendolo molto sensibile ai problemi altrui, soprattutto quelli relazionali e sociali.
È proprio al suo liceo, il Moordale, che frequenta insieme al suo migliore amico Eric, che Otis inizia a dare consigli di tipo intimo (ottenendo risultati positivi e riscontrando grande successo), e con la complicità della compagna Maeve diventerà l’anonimo “terapista sessuale”, a pagamento, degli studenti del Moordale.
COMMENTO PERSONALE **
“Sex Education” non è una serie sulla disabilità e non parla di disabilità, eppure la mostra, ma come mostra qualunque altra caratteristica umana di qualunque altro personaggio, e lo fa anche nel modo migliore possibile, per questo non può non piacerci. Vi racconterò dunque, con tutto l’entusiasmo possibile, come una delle mie serie TV preferite abbia rappresentato la disabilità in modo perfetto, sperando di vedere presto sempre più lavori con queste caratteristiche.
Sì perché “Sex Education” dovrebbe essere presa come esempio e stimolo da qualunque altra opera, soprattutto se pretende di parlare di disabilità, affinché si impari a non parlarne al punto da vederla scomparire, aiutandoci ad “assimilarla” del tutto: è ciò che accade con la carrozzina di Isaac, ad esempio, trasparente già dopo pochi minuti, figuriamoci quando scopriamo che è un personaggio controverso, inizialmente tutt’altro che positivo, come invece ci hanno abituati a pensare quando vediamo una persona con disabilità.
Altro che essere angelicato e innocente: nessun pietismo e alcuna compassione nei suoi confronti! “Poverino” Isaac non lo è affatto, presentandosi subito come bugiardo, egoista, presuntuoso e scorretto. Certo, ci sarà una sua evoluzione in positivo durante il corso delle stagioni, impareremo a scoprire anche il suo lato buono, ma ai nostri occhi la sua “fedina” resterà probabilmente sporca, senza mai troppo intenerirci, avendo condizionato moltissimo il corso degli eventi con alcune sue azioni. Scelte che per fortuna divideranno il pubblico, amplificando la sensazione di “normalità” nei suoi confronti, perché Isaac è una persona e non “un disabile”, e questo “Sex Education” ce lo ricorda spesso, ad esempio sbattendoci in faccia il suo essere stronzo. Alleluia! Ci voleva tanto per avere una persona disabile cattiva, per giunta senza renderla “la disabile” di turno?
La disabilità di Isaac, infatti, viene raccontata e quindi percepita come una caratteristica al pari della sua intelligenza, del suo umorismo sarcastico, della sua dolcezza e premura quando emotivamente coinvolto (ma tanto coinvolto, eh!), e anche della sua fragilità nonostante tenda a mascherarla. Il ragazzo è sicuro di sé e delle sue scelte personali, è indipendente per quanto possibile ma soprattutto autodeterminato, senza mai piangersi addosso o autocommiserarsi. Inoltre, attenzione attenzione!, Isaac non è soltanto sessualmente attivo, ma pure in grado di attrarre fisicamente un’altra persona (e che persona!) “nonostante la sua condizione”: narrazione assai distorta e dannosa, questa, legata alle persone con disabilità e alla loro sfera intima, fisica, alla quale siamo stati abituati per troppo tempo, infantilizzando disabili ignorando non solo le loro pulsioni e i loro desideri ma soprattutto le loro potenzialità e la loro carica erotica, al pari di quella di qualunque altro individuo.
Inoltre, anche quando la disabilità viene raccontata nelle piccole cose quotidiane, come lo scontrarsi con barriere architettoniche, comunque l’obiettivo non è mai quello di portare all’”inspiration porn”, perché questo personaggio è tutt’altro che un modello da seguire, in grado di ispirare o motivare qualcuno; al tempo stesso Isaac non permette agli spettatori di proiettargli addosso le loro visioni stereotipate della disabilità, spazzando via ogni bias prima che qualcuno possa farsi una sua propria idea precostituita.
Il suo ruolo, come già detto, è fondamentale per questo, per decostruire un modello tossico di disabilità, e non rappresenta una semplice spunta nella lista di cose inclusive da rappresentare per fare semplicemente bella figura. Per questo “Sex Education” una serie inclusiva lo è davvero, e lo dimostra l’ultimo punto (ma non per importanza, dal momento che si tratta dell’aspetto più complesso da raggiungere): George Robinson, l’attore che interpreta Isaac, è davvero una persona con disabilità che usa la sedia a rotelle per spostarsi, diventato tetraplegico a causa di una lesione alla spina dorsale durante una partita di rugby.
E qui si apre un dibattito immenso, che non intendo portare avanti in questa sede tanto è complesso e sconfinato ma che, alla base, ha un’unica assoluta verità: le persone con disabilità hanno il diritto di autorappresentarsi all’interno della società senza che qualcun altro decida per loro o si sostituisca alla loro voce (salvo, ovviamente, casi in cui è profondamente necessario e non ci sono alternative). Questo, dunque, si deve riflettere anche nella recitazione e nell’arte in generale? In teoria, assolutamente sì: vale sempre il detto “Nothing about us without us” (niente che riguardi noi senza di noi) per ricordare che nessuna politica (e d’altronde anche i film e le serie sono politici) dovrebbe essere intrapresa da un rappresentante (istituzioni, organizzazioni, scuola, perfino famiglia…) senza la piena e diretta partecipazione dei diretti interessati da tale politica. Possiamo dunque capire che trovare attori disabili possa non essere sempre facile, e che alcune volte occorra affidarsi a professionisti e professioniste così dette “normodotate” o “normotipiche”, ma in questi casi siamo davvero sicuri che si sia fatto il massimo per rappresentare la disabilità? Siamo certi di aver cercato abbastanza la persona giusta? Se così è, allora sorge un altro problema fondamentale: l’accesso al mondo del lavoro delle persone con disabilità anche in ambito artistico. Siamo sicuri di offrire abbastanza possibilità e opportunità, non solo di formazione ma anche di carriera lavorativa alle persone con disabilità? Perché queste sono poche nel cinema o nel teatro? Non vengono chiamate a lavorare o non hanno abbastanza accesso a questo mondo?
Ecco, vi lascio con queste domande sperando possiate riflettere al riguardo, ciò che rimane da tutto questo è una sola certezza: “Sex Education” piace, funziona e fa pure bene all’inclusione, tutta quanta, finalmente.
- PRO: Non è una serie sulla disabilità ma la include rappresentandola in modo ottimale, normalizzandola come qualunque altra caratteristica umana.
- CONTRO: Nessuno, è forse la serie più inclusiva che io abbia visto.
* LEGENDA CLASSIFICAZIONE:
🔴 = parla di disabilità in modo totalmente sbagliato (con pietismo, compassione, «inspiration porn» o eccessiva «romanticizzazione») e inoltre ha una pessima trama, banale o emotivamente ruffiana, facendo leva sulla pancia del pubblico;
🟡 = parla di disabilità non del tutto correttamente a livello concettuale ma ha una trama molto piacevole, emozionante, divertente o con punti interessanti (insomma, rappresenta comunque un buon prodotto di intrattenimento, così godibile però da non far pensare allo spettatore medio che quello che sta guardando non è proprio inclusivo);
🟢 = parla di disabilità in modo perfetto e ha pure una storia che funziona, accattivante, riuscendo a coinvolgere e a emozionare chi guarda in modo “sano”, senza ricorrere a un pietismo dannoso.
** DISCLAIMER:
Ogni commento a film, docu e serie TV è puramente personale: l’analisi sul fronte “inclusione” si fonda sempre su uno studio multidisciplinare ed esperienza professionale, mentre non c’è alcuna intenzione di dare pareri tecnici cinematografici, non avendo specifiche competenze in materia. Ricordo inoltre che l’arte resta ovviamente in gran parte soggettiva, perciò tutte le altre opinioni (compreso quelle divergenti) meritano rispetto e sono valide, basandosi sulle proprie emozioni. Fanno parte di questa lista quei titoli entrati nella grande distribuzione come Cinema, Netflix o Amazon Video; sono quindi escluse opere, soprattutto amatoriali, che sarebbero invece difficilmente reperibili.